venerdì 24 gennaio 2014

"Amor condusse noi ad una morte"

"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense."

Tutti noi ricordiamo questi versi. Lo studio della Divina Commedia,nelle scuole,è sempre considerato noioso,quasi superfluo. Ma ecco che mi ritrovo qui,a parlarvi di questi versi che tutti noi conosciamo. Siamo nel V canto dell'Inferno,girone dei Lussuriosi

(William Dyce, Paolo e Francesca, 1845)


"Canto quinto, nel quale mostra del secondo cerchio de l’inferno, e tratta de la pena del vizio de la lussuria ne la persona di più famosi gentili uomini. "

Così Dante e Virgilio, giungono nel secondo cerchio,il più stretto ma il più doloroso. Dopo l'incontro con Minosse,il giudice infernale,Dante si trova davanti i dannati : i lussuriosi


"Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote.
(vv. 25-27)


Dopo aver visto Elena di Troia,Cleopatra,Didone,Paride, ecco che incontra due anime : Paolo e Francesca. L'incontro con queste due anime è uno dei punti più importanti della divina commedia, perchè è qui che Dante si rivolge per la prima volta a due dannati.


"O anime affannate, / venite a noi parlar, s'altri nol niega!"

Ecco che,dopo l'invito del sommo poeta,scendono le due anime: Paolo Malatesta e Francesca da Polenta. 
I due sono stati travolti,in vita,da una passione cieca e così forte per la quale,poi,sono stati uccisi una volta scoperti dal fratello di Paolo Malatesta,nonchè marito di Francesca. Colti in vita da un piacere così forte che ancora non li abbandona. I due,infatti,si amano come in vita.  
Dante viene colto da un malore. Come può un amore essere una condanna a morte? Come può,l'amore,portare all'inferno?? Ed è questo il tratto più bello e più emozionante. Dante viene trafitto dal dolore di queste anime,che sono all'inferno solo perchè hanno amato. 
Il sommo poeta,dubbioso,sconcertato,chiede come mai un sentimento  si sia potuto trasformare in peccato. Ecco quindi il contrasto tra il precetto religioso e morale(e quindi l'adulterio) e la pulsione amorosa.  Il  tragico contrasto tra amore e moralità . L'amore,non è peccato. Non lo è anche in caso di adulterio? Dante di fronte a queste due anime,non può far altro che provare una profonda pietas. Infatti il poeta non li descrive con termini duri,come accade per le altre anime,ma li compatisce e ciò provoca in lui un grande dolore. Hanno peccato di adulterio,ma hanno amato,si sono amati e si amano. Si condanna  più l'adulterio o la passione che ha travolto la loro razionalità?
Come voi ben sapete,mi piace sempre attualizzare i temi affrontati dai nostri grandi poeti . Secondo la morale religiosa,l'adulterio è peccato. Secondo la morale "laica",l'adulterio è meschino. Ma anche se commesso per amore? Fino a che punto possiamo giudicare l'adulterio come un comportamento disdicevole e poco rispettoso,e immorale?  
Il V canto è il canto della pietas,della compassione. Lo ricordiamo tutti come il canto di Paolo e Francesca. Non vi siete chiesti come mai? Perchè è uno dei pochi canti che ricordiamo bene? Forse perchè ci sembra così assurdo che per amore si possa giungere fino a questo punto: uccisi,e condannati all'inferno.




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