"Capitale prezioso per tutti è il tempo,ma preziosissimo ai giovani,perchè,bene adoperandolo,essi soli possono goderne i frutti; e laddove i provetti lavorano solo per gli altri,i giovani lavorano anche per se medesimi." (Vincenzo Gioberti)
" C'è solo un modo di dimenticare il tempo : impiegarlo."
(Charles Baudelaire)
Ma il tema del "tempo" non viene affrontato solo in tempi moderni,ma anche da un autore latino.
Sto parlando di Seneca.
E affronta il "tempo" frequentemente nei suoi scritti come nel De Brevitate Vitae, costruito come una lunga serie di riflessioni che si snoda tra la considerazione da un lato che il tempo è uno scorrere precipitoso (tam velociter,tam rapide dati nobis temporis spatia) e che l'uomo è nato per vivere un'età breve; dall'altro, che gli affaccendati non sono liberi,non sono sapienti. L'autore riprende lo stesso tema nella prima lettera a Lucilio. Tuttavia l'accento ora sembra spostarsi in una prospettiva più disincantata rispetto alla vita e alla fortuna.
E' necessario dare al tempo il giusto valore e aver cara ogni ora;è necessario essere padroni del proprio tempo,rivendicando sé a se stessi. VINDICA TE TIBI.
Emerge la consapevolezza che in fin dei conti,al contrario di tutte le altre cose,il tempo è pur sempre nelle nostre mani.
Insomma,TEMPUS FUGIT... il tempo è ciò che abbiamo di più prezioso,che possiamo controllare e gestire. E una cosa è certa: non ci torna indietro. Una volta perso,è perso.
E secondo voi,cos'è il tempo? Vi vengono in mente altri autori??? Aspetto i vostri commenti !
Seneca è il maestro, non c'è che dire! Aggiungerei solamente un riferimento ad Orazio, il poeta del "carpe diem":
RispondiElimina"Tu non chiedere - non è concesso sapere -
quale fine a me e quale fine a te
gli Dèi abbiano concesso, o Leuconoe, e non
consultare i calcoli babilonesi.
è meglio patire ciò che sarà.
sia che Giove ci attribuirà molti inverni
O che questo sia l'ultimo,
il quale fa infrangere le onde del mar Tirreno
sulle opposte scogliere,
tu sii saggia e filtra i vini e recidi
ogni lunga speranza che oltrepassi
il breve spazio del tempo immediato.
Mentre parliamo esso è già fuggito.
Cogli l'attimo, credendo il meno
possibile nel domani"
(Odi, I, 11)
Il tempo che cerchiamo disperatamente di programmare, il futuro che vorremmo conoscere anticipatamente sfuggono nel momento stesso in cui ci affaccendiamo in mille ricerche vane (e qui richiamerei Lucrezio, ma non voglio dilungarmi). Una lezione che, spesso, dimostriamo di non aver ancora recepito.
Infine, un cenno al nostro amato Leopardi, soprattutto ai canti "Il passero solitario" e "Il sabato del villaggio", dove l'autore sfoga il proprio rammarico di una giovinezza consumata, ma, allo stesso tempo, lancia un malinconico invito a vivere la giovinezza.
Una piccola curiosità: kairòs (l'attimo fuggente, l'occasione, il tempo propizio) è una sorta di divinità minore che i Greci rappresentavano come un esserino alato, rapidissimo e pelato, ma con un lungo ciuffo di capelli in mezzo al capo: cogliere quell'istante è dunque difficilissimo!
Ero indecisa se riferirmi a Seneca o ad Orazio. Non volevo rendere l'articolo troppo carico,essendo una rubrica "curiosa". Ma vedo che sono riuscita a raggiungere lo scopo che mi ero prefissata : gli articoli, li arricchite anche voi con i vostri commenti! Tutto quello che hai scritto è molto interessante e mi tornano in mente le bellissime lezioni di letteratura latina e greca. Grazie! -Cla-
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